Gli sprechi e le perdite sono notevoli: si calcola che nel nostro Paese ammontino a 330 chilogrammi pro capite all’anno. Alcune di queste perdite sono facilmente evitabili, per esempio quando buttiamo un alimento che non abbiamo avuto il tempo di consumare.

Quando si parla di spreco alimentare si considera l’intero ciclo di vita di una derrata alimentare. La filiera comprende quindi l’agricoltura, dove il prodotto viene coltivato, la trasformazione, dove viene preparato, il commercio all’ingrosso, dove viene venduto agli operatori della ristorazione o del commercio al dettaglio, da dove giunge nelle nostre case.

In Svizzera, le economie domestiche e la ristorazione insieme sono responsabili del 35 per cento dei rifiuti alimentari. Questi due settori però generano più della metà dell’impatto ambientale, perché quanto più tardi un prodotto viene perso o sprecato lungo la filiera produttiva, tanto maggiore è il suo effetto sull’ambiente. Alla perdita del prodotto si aggiungono infatti le risorse utilizzate per la trasformazione, lo stoccaggio, il trasporto e l’imballaggio.

Grafico di una melanzana affettata: 38% economie domestiche; 14% gastronomia; 4% Commercio al dettaglio; 4% Commercio all'ingrosso; 27% trasformazione; 13% agricoltura

L’impatto dello spreco alimentare sull’ambiente, per settore

I ristoranti e i privati sono quindi in una posizione privilegiata per invertire questa tendenza. Adottare abitudini per limitare lo spreco organizzando gli acquisti, conservando correttamente gli alimenti e imparando trucchi e ricette per valorizzare gli avanzi (come il pane raffermo) permette di ridurre il proprio impatto e di risparmiare tempo e denaro, perché gli svizzeri gettano via ogni anno 600 franchi in cibo pro capite.